Intanto la TCG rimane….

Il display di un Nokia con la sim Telepass

Un ordine del giorno approvato al Senato sulla TCG aveva fatto sperare che il balzello più odiato dagli abbonati di telefonia mobile potesse sparire a breve.

Sarebbe stata una grande sorpresa dopo i vari tentativi e passi falsi degli anni scorsi. Però pare che nell’iter legislativo del Decreto FARE se ne siano perse le tracce (come era prevedibile, ne mancava anche la copertura finanziaria stante alle ultime dichiarazioni del Governo). Leggi tutto “Intanto la TCG rimane….”

Perché la TCG non scomparirà (almeno per ora)

Ho tanti amici che mi scrivono emai, mi sollecitano sui vari forum per una domanda sempre più pressante: la soppressione della Tassa di Concessione Governativa, ossia quell’odioso balzello che grava da sempre sugli abbonamenti di telefonia mobile.

Complice l’attivismo (sano) di molte associazioni e qualche risposta a volte fin troppo accondiscendente la speranza di una sua abolizione, o quanto meno un rimborso per chi la paga, si è fatta sempre più frequente tra i consumatori. Il problema è che alla fin fine, nonostante autorevoli dubbi, sembra che dobbiamo rassegnarci a pagarla.

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Anche i gestori contro la TCG

Ci aveva gia’ provato un parlamentare nelle settimane scorse, purtroppo senza successo. Stavolta contro la TCG (tassa di concessione governativa) che grava sugli abbonamenti mobili si scagliano anche i gestori.

Ad evidenziarlo, in un’intervista a Milano Finanza, è Pietro Guindani, il presidente di Asstel, l’associazione delle aziende di telecomunicazioni di Confindustria. “In gioco non c’è una partita con il Governo, noi stiamo solo chiedendo di fare ciò che è giusto. Stiamo parlando di un imposta che non si giustifica più. Gli operatori operano in un regime di licenza e non di concessione. Non esiste – spiega Guindani – nessuna concessione governativa che giustifichi una tassa, manca il fondamento giuridico di questa imposta che dovrebbe essere semplicemente abrogata. Noi non siamo in guerra con nessuno, tanto meno con il governo. Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo ha fatto un affermazione importante, che non è banale ribadire: operiamo in un economia di mercato. Le aziende devono essere libere di rischiare, di definire i prezzi e di sfidarsi apertamente. Se faranno bene, prospereranno, se sbaglieranno ne pagheranno le conseguenze“. Montezemolo, sottolinea il presidente di Asstel, “ci ha richiamato a dei valori culturali di base, che sono molto corretti, ma nell’interesse collettivo e non in una logica di contrapposizione tra imprese e governo. E’ un problema di ruoli. Servono invece imprese che facciano il loro mestiere, regolatori che svolgano il ruolo di arbitri forti, e un governo che pensi al lungo termine“.
I costi di ricarica, evidenzia Guindani che è anche l’amministratore delegato di Vodafone Italia, “rappresentano il 20% dei prezzi medi al dettaglio nel settore delle telecomunicazioni mobili. Non c’è impresa, in Italia o all’estero, che possa subire una riduzione simile senza patirne le conseguenze. E’ chiaro che le aziende dovranno bilanciare il danno tagliando a loro volta i costi di produzione, a cominciare da quelli di distribuzione. E bisognerà intervenire anche sui costi di struttura dell’impresa. Ci saranno meno risorse per competere e investire“.

Tutto molto bello ed apprezzabile, l’unico dubbio viene da coloro che chiedono la riduzione della TCG. Non è che ancora una volta il cliente rimasto senza costi si trovi di fronte ad altri aumenti? Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.